2013-02-13

YAP MAXXI 2013: bam!


Un’architettura grande e leggera, che fluttua in aria sopra la piazza del MAXXI creando ombra e giochi d’acqua di giorno e luce di notte: è l’installazione He, dello studio torinese bam! bottega di architettura metropolitana, vincitore di YAP MAXXI 2013, il programma di promozione e sostegno della giovane architettura organizzato dal MAXXI Architettura in collaborazione con il MoMA/MoMA PS1 di NY, Constructo di Santiago del Cile e, per la prima volta, Istanbul Modern (Turchia).


Una giuria internazionale ha scelto tra una rosa di cinque finalisti il progetto vincitore per YAP MAXXI 2013, quest’anno alla terza edizione.
L’installazione He sarà realizzata nei prossimi mesi e inaugurata nella piazza del MAXXI il 20 giugno 2013, contemporaneamente ai progetti Party Wall di CODA di Ithaca-NY (vincitore di YAP 2013 a New York) nel cortile del MoMA/MoMA Ps1 e Sky Spotting Stop dello studio SO? di Istanbul (vincitore di YAP 2013 in Turchia) nella piazza di Istanbul Modern. A Santiago del Cile invece, l’installazione The Garden of Forking Paths dello studio Beal + Lyons Architects (vincitore dell’edizione cilena di YAP 2012) sarà inaugurata il prossimo 7 marzo 2013.
Tutti i progetti finalisti verranno esposti in una unica mostra allestita nelle quattro sedi delle istituzioni coinvolte.




He è un attrattore, un’installazione dal carattere iconografico che riflette l’obiettivo stesso per cui è stato creato il programma Yap Maxxi: la divulgazione dell’innovazione e del nuovo. L’intenzione chiara è quella di stupire gli spettatori usando soprattutto la dimensione, che in architettura è da sempre, al di là di ogni valutazione qualitativa, strumento per rappresentare e costituire l’eccezionale. Il progetto si concretizza perciò in un unico oggetto smisurato che comunica attraverso l’interazione con le persone ed emerge dal contesto che lo ospita attraverso il contrasto. Un volume aerostatico che fluttua al di sopra dell’area di concorso e ne accoglie i luoghi di sosta. Quella di He è una grande dimensione sensibile. Dal punto si vista spaziale perché oggetto fluttuante che libera il piano orizzontale dalle strutture, lasciando spazio alle persone, a cui offre ombra e refrigerio, da quello sociale perché con il colore, il lento movimento e l’uso inusuale dell’acqua si inserisce come elemento ludico nella scena che lo accoglie, dal punto di vista ambientale perché non spreca nulla delle risorse che lo compongono. He prende infatti il nome dal materiale di cui è composto per gran parte il suo volume, l’elio, gas nobile e risorsa limitata sul nostro pianeta, necessario per le sue applicazioni nella ricerca scientifica e in ambito medico. Così He approfitta della visibilità del contesto che lo accoglie per denunciare la condizione di questo elemento tanto prezioso quanto raro. Al termine dell’istallazione, quando il volume aerostatico verrà sgonfiato, l’elio verrà recuperato e donato alla ricerca. Per la prima volta, con l’uso di strumentazioni già esistenti sul mercato, l’elio di un pallone aerostatico sarà riciclato e riutilizzato, a dimostrazione di come sia possibile allungarne il ciclo di vita. La scelta di progettare un elemento fluttuante è sintesi di più intenti, primo fra tutti quello di garantire la massima flessibilità degli spazi. Il volume aerostatico porta con se l’ombra e l’acqua, collocando i due elementi richiesti dal bando ad un livello superiore e sospeso da terra. L’ombra proiettata dal pallone si posa su un tappeto erboso e una piastra in legno, aree di sosta, gioco e relax libere da qualsiasi struttura. Dalla piastra, guardando la faccia inferiore del pallone, traspare uno specchio d’acqua che ne segue il movimento lento e che scende dagli spigoli creando cortine di gocce a delimitare lo spazio sottostante. La presenza dell’acqua nel volume areostatico, permette di variare la sua collocazione nell’arco della giornata. Quando cala la sera, interrotto il flusso d’acqua, il volume si alleggerisce e sale fino a raggiungere l’altezza massima del Museo, e qui, illuminato, diventa faro per il quartiere. Il volume areostatico si pone in contrasto con le superfici minerali del museo attraverso il materiale plastico e il colore giallo, come il sole, che dal greco è radice etimologica di elio. L’interferenza di questo oggetto volante con il suo contesto è resa meno radicale dalla trasparenza della pelle esterna, che consente una visione diversa rispetto all’immagine usuale del museo: un po’ come se lo si guardasse inquadrandolo attraverso delle lenti colorate. Le caratteristiche del materiale vengono esaltate dai raggi solari che attraversano il pallone, regalando sorprendenti riflessioni cromatiche sulla facciata del Maxxi, sull’erba e sul piazzale tutt’intorno, amplificando così la presenza e la visibilità del volume aerostatico. La piastra sottostante il pallone segna una centralità, punto verso cui si rivolgono tanto la piazza quanto il parterre verde, quest’area può diventare palco e scenario delle diverse attività del museo.

He is an attractor, an iconographic installation that reflects the very purpose for which the Yap program was created: the dissemination of innovation and the new. The express intention is to impress viewers using primarily the size, which in architecture has always been, beyond any qualitative assessment, a tool to represent and form the exceptional. The project takes shape in a single large mass that interacts with people and emerges, by the contrast, from the context in which it is hosted. A balloon  that floats above the competition area, and contains various spaces of relaxation. He has a large sensitive size. From the point of view of the spatial quality of a floating object, He frees the area from vertical structures leaving space for people, providing them with shadow and coolness. From a social aspect, the color, its slow movement, and the unusual use of water give a playful feature to the scene where He is located. From an environmental point of view He does not waste the resources that compose it. He takes its name from the material of which its volume is largely composed: helium. A noble gas and limited resource on our planet, which is necessary for its applications both in scientific research and the medical field. So He takes advantage of the visibility of the environment where it is hosted, to report the condition and the squander of this rare and precious element. After the installation, helium will be recovered from the deflated balloon and donated to research. For the first time, using already existing instrumentation, the helium of a balloon will be recycled and reused, demonstrating how it is possible to lengthen its life cycle. The choice of designing a floating element synthesizes additional intents. First of all, to ensure maximum flexibility of spaces. The balloon sits suspended just above the ground, creating features of shade and water. The shadow is cast on a lawn and a wooden deck, with areas of rest, play and relaxation, free from any structure. From the deck, looking up at the bottom of the balloon, water descends from the balloon edges and reflects, creating curtains of drops that delimit the space below. The presence of water inside the balloon means its location varies throughout the day. When night falls, and the flow of water is interrupted, it becomes lighter and rises to the maximum height of the Museum where, illuminated, it becomes a lantern for the neighborhood. The balloon contrasts with the mineral surfaces of the museum through its plastic material and the color, yellow like the sun, that is the greek etymological root of helium. The interference of this floating object with its context is made less radical by the transparency of the outer skin, which allows a different view than the usual image of a museum: as if looking at it through colored lenses. The material properties are enhanced by sunlight passing through the balloon, offering amazing colored reflections on the MAXXI façade, the grass, and the square around it, thus amplifying the visibility of the balloon. The wooden deck below the balloon marks a central point, to which both the square and the green parterre are directed: this can become the stage for various activities within the museum.  


bam! bottega di architettura metropolitana, Torino
bam! è un gruppo di giovani architetti torinesi che si sono conosciuti durante una serie di esperienze avvenute in ambito accademico con il MIT di Boston e il Rensselaer Politechnic Institute di NY. Nel corso della formazione universitaria arricchiscono il loro programma di studio seguendo programmi di scambio in università europee, esperienze lavorative all’estero e di tesi di laurea negli Stati Uniti, in India e in Giappone. Si laureano alla facoltà di Architettura del Politecnico di Torino tra il 2010 e il 2011.
Partecipano a diversi concorsi internazionali, nel 2010 vengono menzionati al concorso La Metamorfosi e nel 2011 vincono Venice CityVision. Alcuni lavori sono stati esposti alla Gopher Gallery di Londra nel 2011, alla IV Biennale di Rotterdam, alla XI Biennale di Venezia.
Affiancano alla pratica professionale un’intensa attività di ricerca sui temi dell’abitare e della città contemporanea. Molti dei componenti del gruppo collaborano con docenti e ricercatori della Facoltà di Architettura di Torino.
bam! crede che il progetto architettonico non possa prescindere dalle istanze della società contemporanea e affronta la complessità del sistema progetto con un approccio di tipo olistico: le esperienze di vita, la ricerca critica e multidisciplinare, le suggestioni e le competenze dei singoli.  

bam! Alberto Bottero, Valeria Bruni, Simona Della Rocca, Fabio Vignolo
collaborano con bam! Alessandro Capello, Paolo Carignano, Gabriele Druetta, Giulia Nardi

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